Intervista a Marta Braun Montaguti
Testi e foto di Carla De Bernardi

Marta Braun Montaguti

 

Incontriamo la Signora Marta Braun Montaguti in un pomeriggio di ottobre sotto un classico cielo autunnale milanese, grigio come il mantello di un piccolo elefante.
Non fa freddo e l’aria è tersa. Le foglie ancora verdi.
La signora avanza lentamente, al braccio della figlia Anna e della nipote Camilla.
Scopriremo subito che è molto arguta e piena di vita nonostante l’età e nei suoi occhi si legge ancora l’amore per il suo compagno di vita.

L’appuntamento è all’ingresso del Cimitero Monumentale, luogo perfetto per andare alla ricerca delle molte, bellissime sculture di Otello Montaguti: Annunciazioni soavi, Pietà drammatiche, Cristi deposti, giovani donne in preghiera, saggi vegliardi, tenere madri con i figlioletti al seno, giovani spavaldi…angeli dai volti dolcissimi.
Ci sono anche, atletici e bellissimi, i due gemelli Russo, morti tragicamente a pochi mesi l’uno dall’altro, per non doversi mai più separare…

Gemelli Russo

Monumento Russo


Seguendo il filo della memoria, ancora agile, della signora Marta iniziamo un lento e gradevole percorso per i viali di questo splendido Museo a cielo aperto. I suoi ricordi iniziano con il primo incontro, del tutto casuale.
Otello, figlio di contadini, amava scolpire figurine femminili nude che la famiglia riteneva indecenti.
Marta, giovane donna ubbidiente alla mamma, si recava in cascina per acquistare latte e formaggio.
Un giorno sui ripiani di legno al posto delle formaggelle c’erano, ben nascoste da carta di giornale, queste piccole sculture. La curiosità ebbe il sopravvento e, tra un sorriso e una risatina complice, i due giovani trovarono il coraggio di guardarsi negli occhi.
Fu così che si fidanzarono, si sposarono e vennero ad abitare in città.
Durante il suo racconto ci ricorda che il marito si è sempre definito un “realista”, che le difficoltà finanziarie per un giovane artista e la sua sposa includevano il fatto di dover vivere e lavorare in ambienti poco confortevoli e che il suo primo studio fu in un locale molto umido in una casa ora abbattuta in una via che non esiste più e che potremmo collocarle più o meno dove ora c’è l’incrocio fra le vie Foppa e Stromboli.

Famiglia Gianotti

Monumento Famiglia Gianotti


Ricorda, con orgoglio, sfoderando un sorriso dai denti smaglianti, che fu allievo di Francesco Messina, che alcune sue opere sono collocate in Sicilia e che la sua tomba si trova al Cimitero Maggiore. I suoi racconti saltellano di qua e di la a ritroso nel tempo mentre la figlia la interrompe di frequente per dirle che no, non è così, non è stato allora che...
“Mamma, insomma, non ti ricordi...”
“Lasciami parlare, mi ricordo benissimo...”

La Signora Marta prosegue imperterrita, incurante della cronologia e della sequenza degli anni, inanellando pensieri nostalgici e fieri e il racconto doloroso della malattia del marito.

Famiglia Giudici

Monumento Famiglia Giudici


Anna ci rivela che nel 1974, vent’anni circa prima della sua morte, il papà scolpì le sue mani incrociate chiedendo che questa scultura fosse posta sulla propria tomba con l’epigrafe “dopo aver tanto lavorato ora si riposa”.
Il suo desiderio fu esaudito, anche se l’epigrafe fu leggermente modificata....

 

Carla De Bernardi



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